Il Tempo e la famiglia Conway
La signorina Papillon
E già, le ultime direttive prima che si apra il sipario.
Ma come e quando ha inizio la nostra storia?
Tutto nasce nell'autunno del 1996 quando Tullio Manna, capocomico e attore di lunga esperienza in gruppi amatoriali di buon livello, trova spazio presso il Teatro S. Giovanni Crisostomo, vivace ed attrezzata parrocchia del quartiere Talenti in Roma.
Viene subito organizzato un Laboratorio teatrale al quale partecipano molti ed entusiasti aspiranti attori, tutti poco più che ventenni. Al termine dello stesso, una esibizione-saggio dal sapore di sfida: "Ed ora... ci proviamo noi!" - su testi di Cechov, Courteline, Eduardo De Filippo, Gogol, Jonesco e Osborne - metterà in evidenza alcuni elementi che resteranno a lungo nell'organico della Compagnia. Qui sotto la locandina dello spettacolo. [è possibile ingrandire solo le immagini riportate sulla colonna di sinistra]
Partendo dal presupposto di non saper leggere né parlare un corretto italiano, si avvia un corso di dizione e lettura col supporto delle linee base del metodo Stanislavsky, volto a creare negli allievi l’abitudine a cercare in se stessi le spinte emotive richieste dal copione e dal regista.
Nell'inverno 1996-97, tra mille difficoltà, si riesce nella pretenziosa messa in scena del "Pigmalione” di G.B. Shaw che, in sei serate, riscuote una eccellente risposta di pubblico.
Qui sotto la locandina e la protagonista nel ruolo di Liza Doolittle.
Una seconda edizione del Laboratorio, nel 1999, accresce il parco attori offrendo elementi più maturi grazie ai quali si può affrontare con soddisfazione una elaborata rivisitazione del “Così è (se vi pare!)” di Luigi Pirandello.
Il gruppo scoppia di salute e il crescente numero di attori impone, nell'anno 2000, la messa in scena di una versione particolare della modernissima pièce di Stefano Benni “La signorina Papillon”:: ogni personaggio è affidato a quattro attori diversi; l'esperimento ha buon successo e diverte sia il pubblico che gli interpreti. Potete vedere la bella locandina e la foto di una delle protagoniste del ruolo di Marie Louise.
Un terzo Laboratorio, infine, offre l’innesto di nuovi e validi elementi, che danno modo di mettere in scena, nel 2001, una ponderosa opera di J. B. Priestley dal titolo “Il Tempo e la famiglia Conway" in cui si mettono in luce giovani molto promettenti che faranno la fortuna della Compagnia. Vi proponiamo la locandina, la foto del cast al completo e quella della intera famiglia Conway.
Il successo incoraggia i "Vuoti" a cimentarsi, nel 2001, con l'ambiguità di “Questi fantasmi!” di EduardoDe Filippo; il risultato è eccellente e mette in evidenza l'affiatamento e la presenza scenica dei protagonisti. Si riporta la locandina e una foto di Rafele 'o guardaporte.
La scoperta di attori con buon orecchio dialettale offre il destro per proporre, nel 2002, una raffinata e gustosa edizione in siciliano de "Il berretto a sonagli" di Luigi Pirandello. Proponiamo la locandina, la foto della famiglia Fiorica, quella di Ciampa e quella del delegato Spanò
Il capocomico annusa il momento buono per fare un "saltello" di qualità.
Pur non avendo mai affrontato, se non a livello di superficiale curiosità, opere di Shakespeare, decide di iniziare lo studio e la realizzazione del “Sogno di una notte di mezza estate”.
Le rappresentazioni sia nel nostro teatro SGC, sia al Teatro Capo Croce di Frascati, sono dei piccoli gioielli di fantasia che inducono i più sognatori alla iscrizione dell'opera al 3° Premio Fiorucci, messo in palio dalla Rassegna Teatrale FITA Santa Barbara. Qui i “Vuoti” si confrontano con altre sei compagnie abituate a simili cimenti e... fanno il “pieno” di riconoscimenti:
Tanti riconoscimenti favoriscono voli pindarici che fanno dimenticare gli evidenti limiti dilettantistici del gruppo: la mancanza di regole disciplinari chiare e codificate comincia a creare malumori che consigliano alcuni validi e storici collaboratori a lasciare la Compagnia.
Sulla spinta di questa dolorosa diaspora ed alla ricerca di una propria autonoma identità, i "Vuoti" si rimboccano le maniche e - decisi a ripartire col piede giusto - si costituiscono in Associazione teatrale.
Ma i "Vuoti" dimostrano subito che non era il varo dell'Associazione il collante di cui c'era bisogno: la concretezza dei risultati e l'elasticità dei rapporti continuano ad essere l'amalgama del gruppo, la molla che spinge preziosi elementi ad entrare in Compagnia: primo fra tutti Pino Capodagli, un autentico “Leonardo da Vinci” che arricchisce della sua fantasiosa esperienza le nostre scenografie.
Nel Cartellone teatrale i “Vuoti di memoria” inseriscono – con felice riscontro di pubblico – la commedia brillante di Vincenzo Salemme “Premiata pasticceria Bellavista”.
Segue “Tre sull’altalena”, testo surreale di Luigi Lunari, che - oltre a mettere in evidenza la capacità di rimanere in scena, in tre, per quasi due ore, appassiona e coinvolge un nutrito ed attento pubblico.
L’opera di Salemme aveva messo in evidenza una attrice al di sopra delle righe, una napoletana d.o.c. che permetterà alla Compagnia di allestire una edizione indimenticabile di “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo.
Luigi Lunari aveva talmente coinvolto la platea da spingere la regia a proporre un’altra sua opera: la satira politica de “Il Senatore Fox”.
Stesso attento riscontro di pubblico.
E si concretizza, nello stesso anno, uno dei tanti sogni nel cassetto: la messa in scena del paradosso di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernesto”. La scenografia è essenziale ma elegante, e l'interpretazione degli attori riscuote l'unanime consenso del pubblico. La padronanza della scena e la spigliatezza degli interpreti permettono al regista, per la prima volta, di assistere allo spettacolo dalla platea. Qui sotto mostriamo la locandina ed alcune foto .